mercoledì 2 giugno 2010

Festa della Repubblica: tramonto o riscatto della Democrazia.

Così come sta accadendo per i festeggiamenti del centocinquantesimo anniversario della nascita dell’Unità d’Italia, così come per i valori fondanti su cui poggia la nostra società quali quelli della Resistenza, la lotta dell’antifascismo, la Costituzione, così è accaduto per la festa della Repubblica: da una parte parate militari ufficiali lontane che si perdono nell’astrazione a cui partecipano solo i vip della politica e dall’altra un popolo a cui si fa di tutto per sciogliere qualsiasi legame alla sua storia dedicandolo esclusivamente ad un consumismo sfrenato e volgare.
Provate ad andare in Francia durante la festa che ricorda la presa della Bastiglia e vi accorgerete della differenza di come quel popolo vive la propria storia e come quell’episodio lontano nel tempo datato il 14 luglio del 1789 quando durante la rivoluzione francese a Parigi fu catturata la prigione- fortezza della Bastiglia, oggi è ancora una icona dei francesi con un enorme significato simbolico e mobilitante.
Oppure se volete essere più trasgressivi e fare un viaggetto più lontano, provate ad essere negli Stati Uniti d’America il 4 Luglio e come quella data viene festeggiata da tutti gli americani perché rappresenta la firma della Dichiarazione d’Indipendenza. Per gli americani non è un semplice giorno di festa, non si tratta di “un giorno in più di vacanza” come accade da noi. E’ un giorno che ogni americano è orgoglioso di celebrare. Infatti si dice “celebrare” e non “festeggiare” il 4 luglio, in quanto il verbo “celebrare” porta con se tutta una serie di significati profondi come quello della sacralità.
In Italia, invece, c’è una classe dirigente e non solo quella nazionale ma quella diffusa su tutta la penisola in modo capillare, rappresentata dai cosiddetti notabili locali che in gran parte esercitano professioni intellettuali che hanno fatto di tutto per far dimenticare, per far perdere la memoria storica con un unico obiettivo: quello di perpetuare all’infinito il proprio potere e posizione sociale che in sintesi significa “cambiare tutto per non cambiare nulla, così tutto rimane come prima” creando attraverso lo show, lo spettacolo che si ripete quotidianamente dallo star system dove gli spettatori non diventano mai protagonisti, ma rimangono passivi ad osservare lo svolgimento di una vita non reale.
Ma i nodi della storia vengono sempre al pettine e quindi è bene ricordare cosa è avvenuto il 2 giugno del 1946. Il 2 e 3 giugno del 1946 si tenne il referendum istituzionale indetto a suffragio universale con il quale gli italiani venivano chiamati alle urne per esprimersi su quale forma di governo, monarchia o repubblica, dare al Paese, in seguito alla caduta del fascismo. Ebbene sì, dopo ottantacinque anni il popolo italiano decise che il Regno d’Italia diventava una Repubblica e i monarchi di casa Savoia veniva esiliati.
Il 2 giugno è una festa della nazione italiana. Sì nazione, proprio così “nazione”! Si fa tanto parlare sull’identità nazionale del popolo italiano e poi nelle scuole la storia dal ‘900 in poi diventa un qualcosa di nebuloso, di poco chiaro. Mentre studiando proprio la storia contemporanea si chiariscono bene le responsabilità di chi portò alla disfatta militare e morale dell’Italia di allora e le cause del decadimento di oggi.
Quale altra celebrazione potrebbe rappresentare meglio l’identità nazionale del popolo italiano? E’ proprio da celebrazioni come questa e dalle riflessioni che ne traiamo potremo avviare un riscatto morale del nostro Paese.
O facciamo questa riflessione oppure il rischio, in parte già in atto, sarà quello della degenerazione di staterelli regionali e infeudatati da questo o quel politico di turno e non più lo stato nazionale unitario.
Potremo chiamarci probabilmente popolo italico ma certamente non più nazione italiana!

5 commenti:

  1. Grazie caro Luciano come sempre riesci a cogliere nel vivo il marcio dell'essere italiano, dell'italiano che involontariamente (o volontariamente) perde la sua italianità. I valori vanno inculcati dalle famiglie (si tramandano) dalle scuole e anche dai media, se tutta questa struttura è carente come si fa a educare? e poi oggi mi sono accorta che manca proprio l'amore di appartenenza a uno stato, quanti sono proprio schifati dall'essere "italiano"? forse ricordiamo solo la nostra patria nelle partite di calcio...riflettere
    Ti saluto
    Francesca Ancona

    RispondiElimina
  2. Sono d'accordo con te ai valori nazionali un popolo dve essere educato e le nostre classi dirigenti uno sforzo in tal senso lo hanno fatto, ma c'erano alcuni limiti in questo sistema educativo ad esempio quello di non far crescere "troppo" le masse popolari, c'era il rischio che avrebbero messo in discussione l'ordine sociale costituito...ciao

    RispondiElimina
  3. gli imperatori romani davano panem et circenses, i nuovi imperatori danno calcio, calcio culi e tette;in questo modo crcano di far dimenticare la disoccupazione, i contratti farlocchi dei giovani, le pensioni di fame, la scuola fabbrica di ignoranza galattica,il sud allo sfascio ( o al fascio), le corruzioni e così via. Questo non è quello per cui ho lottato e hanno lottato mio padre e mio nonno, ma purtroppo ogni popolo ha quello che si merita. Fra breve sentiremo i proclami dal balcone di Palazzo Venezia

    RispondiElimina
  4. Caro Fulvio
    Come è potuto accadere tutto ciò?
    Forse un po di responsabilità l'abbiamo tutti noi.
    ciao

    RispondiElimina
  5. questo è probabilmente successo da quando è finito il Grande Movimento Operaio con la terzializzazione e lo smantellamento delle Aree Industriali dove il Sindacato ed il Partito avevano un punto di riferimento per costruire battaglie sia di civiltà che di rispetto dell'uomo. La dipartita di grandi uomini come Lama, Berlinguer ed altri sconosciuti come Napoleone Colaianni, hanno lasciato un vuoto di politica , di idee ma sopratutto di valori. Purtroppo quella che noi vorremmo fosse una Sinistra ancora storica in grado di contrastare lo strapotere della destra conservatrice e nullafacente non riesce a dare delle motivazioni
    abbastanza pregnanti nella testa delle persone.
    Il qualunquismo è ormai dilagante perchè le istituzioni preposte al controllo e alle giuste comminazioni delle pene relative sono sempre più screditate dai midia in mano al Nano.
    Non dimentichiamoci che in tutti i golpe di stato , il primo momento di intervento è stato il controllo dell'informazione libera sopprimendola. Spero che qualcuno veda il nuovo programma su rai 3 , se non erro, dove si spiega come la proganda abbia favorito in modo allucinante il successo del fascismo e del Duce sperando che capiscano ( ci credo poco) che sta succedendo la stessa cosa al giorno d'oggi.La speranza ( non è mia zia) è l'ultima a morire. Da parte mia quando riesco ad instaurare un dialogo cerco sempre di fare capire la realtà, ma ti garantisco che è veramente dura. Ma i duri non mollano!!

    RispondiElimina