domenica 19 aprile 2009

Siamo tutti agenti segreti

Molto spesso mi capita di incontrare uomini e donne, durante i lavori di consulenza individuale, che si lamentano affermando che fanno “una vita che non gli assomiglia” come se nel loro universo privato dei propri fantasmi, nessuno di loro è ciò che gli altri pensano. Sostanzialmente nascondono agli altri il loro essere contraddittori, il loro essere multipli. Come se la loro vita concreta di ogni giorno è un incidente di percorso che ha interrotto la loro realizzazione di ciò che in realtà sono. Come se vivessero la loro vita concreata in una sorta di metafisica del quotidiano in cui nascondere la propria verità profonda oppure dove giace in attesa di un giorno in cui finalmente possono mettere in atto quello che desiderano essere realmente.
Ad esempio in amore sono pochi coloro che amano o si innamorano di persone che mostrano la propria molteplicità, diversità e contraddittorietà, preferiscono trovarsi di fronte a persone identiche oppure persone che appunto nascondono la loro vera natura. Poi dopo un po’ di tempo si scoprono di essere delusi o offesi per l’inganno subito e stanchi di aspettare che il vero “io” del partner emerga.
In effetti tutti noi tendiamo un po’ a dire che se non riusciamo a fare qualcosa, dimagrire, smettere di fumare, cambiare lavoro, fare dello sport, è perché “qualcosa” è più forte di noi e non ci permette di realizzare quello che vogliamo. Ma quel “qualcosa” che non ci permette di smettere di fumare, cambiare lavoro, ecc., è dentro di noi, ci appartiene, è il “noi” molteplice. Noi non siamo univoci, siamo molte cose, abbiamo una personalità multipla, cioè possiamo essere molte cose, interpretare molti ruoli. Il non accettare questa molteplicità della nostra personalità ci conduce alla negazione dei conflitti interiori. Sento persone che affermano di sentirsi “se stesse” solo quando stanno bene e attraversano un momento felice della loro vita e che quando invece, stanno male e attraversano un momento difficile, affermano che si ritrovano in una situazione che non gli somiglia: “quello non sono io”.
Ma in effetto noi siamo sempre “noi” stessi, soprattutto nelle situazioni difficili ed è proprio in queste situazioni che emergono le potenzialità nascoste dentro la nostra multipla personalità, non in quelle in cui stiamo bene. E’ il volersi trovare sempre in situazioni piacevoli che alla fine ci “formatta” definitivamente e completamente come un hard disc e proviamo poi quella sensazione di “vita che non ci assomiglia”.
La versione dell’uomo moderno tipica delle nostre società che negano l’esistente è appunto: “la mia vita non mi assomiglia”, sempre alla ricerca di un altro “io” possibile: faccio un mestiere ma ne vorrei fare un altro, sto in un posto a trascorrere le ferie ma vorrei trovarmi da un’altra parte, sto con un partner ma vorrei stare con un altro….
Una specie di “sindrome dell’agente segreto” sempre in incognito: “sono qui ma non sono io”.

7 commenti:

  1. Chi non sa di contenere in sè gioia e dolore, amore e odio, simpatia e antipatia e altri sentimenti contraddittori certo non si conosce...non condivido invece quando affermi che una persona deve ricoprire per forza ruoli diversi per esprimere il proprio sè..l mio sè ricco di elementi negativi e positivi cerco di farlo emergere con tutti, in aprticolare coloro che mi sono più cari..io non mi sento per nulla un agente segreto!!

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  2. Mio caro amico, condivido la tua nota. E' come se in una proiezione del se più profondo si abbia paura, timore di essere se stessi e renderlo visibile agli altri, nascondendo, così, quanto di unicità c'è in ognuno di noi. La massificazione dei sentimenti, come le mode. Tutti vestiti allo stesso modo, anche dentro. Uniformità totale e totalizzante. Scriverei a perdere il fiato. Ma... sono ancora dentro una lunga fase di elaborazione. Con stima e simpatia, Tino.

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  3. La "società" non è una entità astratta capace di plagiarci e assoggettarci ai suoi dispotici voleri:
    è una somma di persone dotate di raziocinio e libero arbitrio.

    In molti casi non utilizzate.
    ... Visualizza altro
    Secondo me, la "società" così come la "religione", per la moltitudine, sono solo dei comodi strumenti per esternalizzare e allontanare le responsabilità da sè stessi...delle lavatrici per la coscienza (...per chi, di coscienza, non ne vuole avere).

    Grazie Luciano per le tue analisi e le tue considerazioni che io trovo sempre splendidamente profonde e utili, e per la tua mente brillante in cui io trovo sempre uno specchio in cui riflettermi. :)

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  4. Io sono Assolutamente ed Innegabilmente me stessa. Lo sono sempre stata. Sono partita svantaggiata nell'Avventura della mia vita ed ho saputo ragionare, riflettere, fermarmi...ricominciare, sputare sangue, sorridere, andare avanti...sempre in compagnia della mia natura, plasmando gli aspetti più contraddittori, smussando i miei angoli troppo vivi ... Visualizza altroche pur conservo ed Amo.
    Non rinnego nulla e non rimpiango nessuno: sono io il giudice di me stessa e ,proprio grazie alla mia scarsa indulgenza, mi trovo dove voglio, faccio ciò che voglio, amo chi voglio.
    Auguro a tutti , dunque, di non rinnegarsi, di "autocrescersi" con occhio critico e mai lascivo.
    L' Autocommiserazione fa quasi lo stesso numero di morti dell' Ignoranza.

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  5. Scrivi cose di grande interesse e stimolo. Condivido la tua disamina Luciano; la ns. società ha annullato pressochè totalmente l'individuo. Sono lieto di leggerti, davvero !

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  6. In una sola frase che mi disse il grande Caemelo B. "noi siam ciò che ci manca". Da giovane non capii, ora si (ovviamente ho usato il verbo capire...).
    Grazie della riflessione.

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  7. Non credo che ognuno di noi possa avere delle personalità multiple ma solo la difficoltà di avere un'introspezione valida che possa permettere la conoscenza del sè.La definizione di "sindrome dell'agente segreto"non si potrebbe applicare sic simpliciter a chi non fa questo tipo di lavoro.Un agente segreto è tale perchè dovrebbe custodire dei segreti quindi è imperativo mimetizzarsi,trasformarsi per dovere di lavoro.Il problema è,semmai,un agente che desidera mettersi in relazione con il mondo circostante che ha modalità diverse di rapportarsi,per gli altri è sempre valido il principio di conoscere se stessi ,come meglio si può e con onestà intellettuale.

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