mercoledì 8 aprile 2009

La felicità nell'epoca del modernismo

Il carattere astratto e liquido dell'uomo moderno permette di evitare i conflitti interiori molto velocemente. Ma questo evitamento del conflitto è possibile anche per le nuove strategie del potere disciplinare delle società contemporanee. Lo stesso Michel Foucault individuava una differenza sostanziale tra le società incentrate sulla sovranità e quelle incentrate sulla disciplina e sulla trasparenza. Nelle prime il potere si esercita in modo intermittente, in tempi e situazioni determinati; nelle seconde il potere si esercita invece in modo permanente su tutti i membri della società, poichè ciascuno di loro ha interiorizzato la disciplina. Secondo Foucault sono proprio questo tipo di società che promuovono lo sradicamento dell'individuo, l'identificazione con un ruolo prestabilito, la ricerca del senso della propria vita in una immagine identificatoria della felicità.
Le immagini identificatorie della felicità sono molto varie, vanno da un paio di calzoni al prestigio sociale, da una marca di un dentrificio a frequentare persone di un ambiente "elevato", da un materasso a una vacanza esotica. Ovviamente la possibilità di desiderarle è a disposizione di chiunque, pensando che quelle immagini identificatorie della felicità sono la felicità stessa. Infatti nella nostra vita quotidiana stiamo costantemente a confrontare i nostri obiettivi, i nostri desideri con quelle immagini della felicità ed ecco che il meccanismo della sorveglianza funzionerà in noi in modo autonomo e permanente. Le immagini identificarie della felicità, in cui la vita della persone viene incasellata e ingabbiata, risultano anche essere dispositivi di colpevolizzazione: "perchè non ho sentito quello che dovevo sentire?", "perchè non sono riuscito a ottenere ciò che poteva rendermi felice?" e altre domande di questo tipo.

I modi di vita devianti dalla norma vengono esplicitamente sottoposti a mille vessazioni quotidiane (vedesi la vicenda delle popolazione gitane, gli omosessuali, i senza tetto) e repressi.

Risulta che da una parte il potere e la società si adoperano affinchè aderiamo alle immagini della felicità, dall'altra parte si danno un gran da fare affinchè ogni percorso diverso risulti impossibile e in molti casi vietato: il non desiderare "come di deve" può essere molto pericoloso! Innazitutto provoca la reazione di noi stessi contro se stessi (autocensura), poi segue quella dei parenti, degli esperti, della polizia.

Quello che accade nella realtà è che tutte le immagini identificatorie della felicità servono ad elinimare i desideri originali e i conflitti interiori in un luogo metafisico della tranquillità assoluta, dove appunto sia il desiderio che il conflitto non esistono più.
Ma poichè questo non è possibile noi siamo perennemente in cerca di felicità non voluta, non desiderata, una specie di ricerca di felicità in sovrappiù mai raggiunta e quindi sempre in una condizione di infelicità, anch' essa mai raggiunta e quindi anch'essa in sovrappiù.

2 commenti:

  1. la felicità esiste..ma per sperimentarla occorre vivere e non sopravvivere. purtroppo oggi molti "tirano a campare" e fanno sì che la monotonia della vita sia il sentimento trasversale.
    fortunatamente c'è qualcuno che è ancora capace di vivere, cioè di amare.

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  2. grazie ancora per i suoi spunti di riflessione...... nell'essenza purtroppo sempre un po' dolorosi...... cambierà il vento???? e auguri in ritardissimo!!

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